Sempre più genitori da un po' di tempo, richiedono la consulenza per il sonno dei propri figli, soprattutto su ciò che riguarda il risveglio notturno dei loro piccoli. Molte mamme e papà si domandano: “Quando inizierà a dormire tutta la notte?” È normale che si svegli così tanto la notte?” In verità anche a noi adulti capita spesso di svegliarci durante la notte tra un ciclo di sonno e l’altro. Spesso non ce ne accorgiamo neppure o semplicemente ci giriamo dall’altra parte per iniziare un nuovo ciclo.
Il sistema nervoso è ancora incompleto ed è caratterizzato da una continua crescita neuronale e di connessioni fino a circa 3 anni di vita. Un ciclo di sonno del bambino dura 45 minuti, quello dell’adulto 90 minuti.
Nell’arco della notte i cicli si susseguono uno dopo l’altro; è dunque sbagliato pensare che il sonno (del bambino come dell’adulto) sia continuo. Inoltre, all’interno del singolo ciclo (anche questo vale sia per i bambini sia per gli adulti) si susseguono “fasi” diverse tra loro in termini di quantità di tempo.
I 60 minuti che compongono il ciclo del sonno di un bambino sono divisi tra fase REM e non-REM. Alla nascita, il sonno REM rappresenta circa il 50% del totale, intorno ai 2-3 anni diventa il 25%, per raggiungere poi (come negli adulti) circa il 20% intorno ai 6 anni. Come anticipato, la percentuale di sonno REM nei bambini è maggiore perché funzionale allo sviluppo cerebrale.
La fase REM (“sonno leggero”) ha la funzione di contribuire alla crescita neuronale e alle sue connessioni. Come riconoscerla? Movimento veloce oculare e smorfie o versetti. La mamma può fare la doccia o prendere del tempo per sé!
I risvegli avvengono nel momento vulnerabile di passaggio dalla fase rem alla no rem (fase più profonda)
La psicologa perinatale ascolta i genitori e individua e definisce le difficoltà rispetto al sonno, valuta la situazione generale, identifica risorse e punti di forza del bambino e della famiglia e offre ai genitori tutte le informazioni sui fattori che possono condizionare il sonno.
Il latte materno rappresenta il nutrimento ideale per il proprio bambino ma non solo. È anche una relazione fatta di comportamenti della madre e del bambino che esaltano il loro legame tramite uno stretto contatto attraverso i gesti e le espressioni del volto e favoriscono l’interazione diadica che avviane tra di loro e che rappresenta il primo momento per la costruzione dell’intersoggettività, atto fondamentale della conoscenza dell’altro.
L'allattamento materno può contribuire a:
La psicologa perinatale offre un sostegno motivato ed attivo alla mamma e al suo bambino, affinché il latte materno possa manifestarsi come risorsa per la salute del bambino e della mamma. L' allattamento al seno, come quello artificiale non prevedono solo un fattore fisico, ma anche e soprattutto un fattore psicologico, una serenità emotiva e un buon supporto.
Dott.ssa Francesca Specchio
Pedagogista e Psicologa perinatale
Forlì
Pedagogista e Psicologa perinatale
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